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Le Radici Ancestrali Del Friuli, Sentinelle dell’Habitat

30 Marzo 2016
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Foto di Fabrice Gallina

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Non è mai cosa facile ricreare a posteriori l’atmosfera, gl’umori, i discorsi, i gesti di una serata soprattutto se così densa come questa di cui qui si parla: Le Radici Ancestrali del Friuli (la ricognizione della degustazione è stata già assai ben minuziosamente ricostruita da Stefano Cergolj su LaVINIum).

Abbiamo intitolato proprio così una sorta di simposio epico avvenuto a Capriva del Friuli il giorno giovedì 24 marzo del 2016 presso il Laboratorio Roncùs ospiti dell’azienda agricola omonima dove si è ragionato approfonditamente tra vignaioli e appassionati, stratificando discorsi, punti di vista, assaggi in questo del tutto a tema con la stratificazione profonda delle radici ancestrali delle vigne di un certo Friuli che esprime appartenenza, apertura al dialogo, solidità e bellezza.

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Foto di Fabrice Gallina

Già il solo fatto che un’azienda vinicola abbia aperto i propri cancelli anche ad altri produttori di vino invitandoli in casa propria è un dato niente affatto scontato che va subito intepretato come segnale molto positivo che dovrebbe far ben sperare su un’idea attuata nella pratica di comunità sana e disponibile al confronto. Mi pare che sia questo un presupposto basilare su cui cominciare a confrontarsi esponendo una visione generale d’intenti condivisi e la volontà di portare avanti la bandiera del territorio in complicità piuttosto che in una logorante competizione accanita; certo ognuno mantenendo la sua visione specifica ma senza troppi particolarismi o contraddizioni a far da freno con il solito apparato d’irrisolvibili beghe di campanile – tanto si sa che tutto il mondo è paese -, perpetrando rancori familiari trascinati da secoli tra consanguinei, ostilità interminabili, risentimenti ottusi tra confinanti che depistano e arrestano il progresso civile di perfezionamento dalle tecniche tradizionali d’agricoltura e vinificazione tramandate dagli antenati facendo così solo il gioco delle grandi industrie alimentari, delle falangi armate dei giganteschi gruppi vinicoli che amministrano diabolicamente il comparto secondo il principio insidioso benché millenario studiato fin dalle scuole elementari del divide et impera.

appunti
Foto di Fabrice Gallina

Quel che posso dire fin da subito è che nonostante la vastità dei temi affrontati, la complessità dei discorsi fatti, il vapore dei sentimenti inespressi, grazie alla disponibilità di tutti i produttori presenti e assaggiando nel bicchiere assieme a loro il frutto delle loro fatiche in vigna, stesso frutto giunto a maturazione e trasformato poi nel vino di una determinata annata, siamo riusciti civilmente a ragionare di vecchie radici, di suoli, di Friuli di Collio di Carso di Vipavska Dolina, di manipolazione industriale di verità artigianale, di macerazioni, di gusto adulterato e di coscienza critica dal produttore al consumatore, d’imposizione del mercato e di libertà di scelta e di molto, molto altro ancora tutti assieme i vignaioli e il vigile pubblico interessato non soltanto ad intrattenersi ad un ennesimo convivio enogastronomico ma compartecipi a un conciliabolo d’assetati tanto più di sapere, di voler conoscere il vino, di vederci e di sentirci chiaro piuttosto che di bere roboticamente tanto per bere o riconoscere come al circo degli scemi un descrittore fasullo d’ufficio e di riconoscersi in un adulterato elenco d’aggettivi di rito.

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Foto di Fabrice Gallina
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Foto di Fabrice Gallina

Il tema centrale della serata è stato proprio la “vigna vecchia” custode vegetale di un territorio, memoria botanica di una tradizione millenaria. È proprio l’età delle viti insomma il fattore cruciale – parallelamente alle mani dell’uomo – che determina leggerezza, struttura ed equilibrio del vino da esse ricavato.

Preservazione della natura, equilibrio della crescita, lentezza di maturazione, politica ambientale, filiera agricola, economia contadina, etica della bontà, consapevolezza del ruolo dell’uomo e sua posizione nel cosmo… le vecchie vigne custodiscono tutto questo già alle radici attraverso la linfa, le foglie, il frutto. Tronchi scolpiti da pioggia e vento, testimoni mute tra suolo e sole di una sapienza che il tenore di vita frenetico moderno meccanizzato ci fa sempre più spesso dimenticare. Eroico lo spirito di sacrificio e l’abnegazione spassionata dei vignaioli che si sono allora qui opposti alla logica commerciale dell’internazionalizzazione del gusto, all’estirpamento dei vitigni autoctoni mantenendo in vita antiche viti resistenti alla roccia, alle erbacce, ai soprusi del mercato e ai capricci delle stagioni.

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Foto di Fabrice Gallina

Vigne antiche quindi dai cui grappoli iniettati di luce, spremuti prima poi fermentati quindi riposti in bottiglia, sgorga un messaggio di serenità naturale, un lascito all’umanità impazzita che incoraggia ad una vita più sana in armonia con l’ambiente, un testamento liquido che è proprio il vino prodotto da queste vigne attraverso la cura di padre le carezze di madre e le fatiche dure ma dolci delle mani degl’uomini e delle donne che le lavorano.

Abbinamenti esclusivissimi di territorio:

menu
Foto di Fabrice Gallina
chef
Foto di Fabrice Gallina
  • I salami e l’ossocollo dei contadini di Capriva

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frittata
Foto di Fabrice Gallina

Dalla Tradizione:

  • La zuppa d’orzo e fagioli della Carnia accompagnata dall’olio tergeste dop di Rado Kocjančič forse l’olio extravergine d’oliva prodotto nella zona più settentrionale del mondo.

zuppa d'orzo

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Dal cortile:

  • Il gallo ruspante in tecia con le patate di Godia e la polenta

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polenta
Foto di Fabrice Gallina

Dal sottosuolo:

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Foto di Fabrice Gallina

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Questi dunque a seguire i vignaioli presenti con i loro vini al seguito:

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Introduzione al senso e alle motivazioni della serata. Sono qua pronto ad incorniciare il quadro tematico della degustazione assieme a Marco Perco di Roncùs che ospitava l’evento in azienda da lui (Capriva del Friuli)

  • Pinot Bianco 2014
  • Collio Vecchie Vigne 2008
Marco Perco Roncus
Foto di Fabrice Gallina

 

Mario Zanusso azienda I Clivi (Corno di Rosazzo)

  • Malvasia 80 anni 2014
  • Brazan “140 mesi” 2001
Mario Zanusso
Foto di Fabrice Gallina

 

Lorenzo Mocchiutti Vignai da Duline (San Giovanni al Natisone)

  • Friulano la Duline 2014
  • Morus Alba 2013 (da Malvasia Istriana e Sauvignon da vecchi biotipi)
Lorenzo Mocchiutti
Foto di Fabrice Gallina

 

Mauro Mauri di Borgo San Daniele (Cormons) sua la frase più rappresentativa di tutta la serata assolutamente in linea con la mia visione del mondo, in perfetta armonia con il sentimento dell’ancestralità delle vigne, del rispetto verso di sé e verso il prossimo, della cura dell’ambiente, della manualità non alienata e della gioia di un lavoro ben svolto: “Lavorare con lentezza.”

  • Arbis Blanc 2010 (uvaggio di Chardonnay, Sauvignon, Pinot Bianco, Friulano)
Mauri
Foto di Fabrice Gallina
borgo san daniele
Foto di Fabrice Gallina

 

Kristian Keber (Medana)

  • Brda 2012 (12 giorni di macerazione, “la Ribolla va trattata più da rosso che da bianco!”)
  • Edi Keber Collio bianco 2001
Kristian Keber
Foto di Fabrice Gallina
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Foto di Fabrice Gallina

 

Lavrenčič Primož (Valle della Vipava)

  • Burja Bela 2010 (macerazione prefermentativa e fermentazione spontanea)
Primoz
Foto di Fabrice Gallina

 

Rado Kocjančič (Dolga Krona Dolina Trieste)

  • Brezanka 2009 Vigne piantate prima ancora della Grande Guerra, brezanka sta appunto per vecchie vigne radicate nella Ponka ovvero nel suolo tipico del Collio e dei colli Orientali composto principalmente di marne (argille calcaree) ed arenarie (sabbie calcificate).
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Foto di Fabrice Gallina

Immensamente grazie a Gianluca Castellano, è stato lui il nostro uomo nel Collio, naso scintillante in quel di Trieste, professionista iperattivo, palato spumeggiante; è proprio lui il coordinatore “carsico” di ‪#‎naturadellecose di cui riporto da qui a finire le sue personali note di degustazione per tutti i vini di questa serata memorabile degustati in batteria illustrati uno ad uno dalle parole i gesti i silenzi gli sguardi i sorrisi la fisicità e lo spirito dei produttori presenti alla cena.‬ (gae saccoccio)

Gianluca Castellano
Foto di Fabrice Gallina

Seguono da qui in poi gli appunti di degustazione ai vini annotati da Gianluca Castellano

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Foto di Fabrice Gallina

Malvasia vigna 80 anni 2014 I clivi

I Clivi
Foto di Fabrice Gallina

Un naso che racconta il significato del termine “essenza”.
La Polvere di gesso fa da eco a un comparto ricco di foglie d’alloro, anice e biancospino.
In bocca rimane sempre ordinato. Acidi e sali si spingono a vicenda.
È solo all’inizio di un percorso glorioso.

 

Friulano La duline 2014 Vignai da Duline

Vignai da Duline
Foto di Fabrice Gallina

Annata minore a chi?
Da uno dei millesimi più infami degli ultimi decenni per questa varietà, sfodera una prestazione monster!
Tutto è maturo! Dalla ricca componente fruttata autunnale al carnoso fiore di ginestra.
In bocca è da avvitamento in avanti, un centro bocca pieno e appagante, componente salina che si è trasformata in salgemma.
Racconta fiero una storia partita già nel 1920 e dove ogni veccia vigna porta i segni di almeno 100 anni di potature!

 

Pinot Bianco 2014 Roncus

Roncus Pinot Bianco
Foto di Fabrice Gallina

Raffinatezza è proprio quello che vuole comunicare per tutto il tempo!
Fiori di tiglio e camomilla, scorza di limone e pepe bianco.
Al palato mostra eleganza e sostanza in barba al millesimo ben poco fortunato.
Le sue gambe (radici) sono lunghe ormai il giusto, ben assestate in profondità dove le abbondanti piogge non sono
riuscite ad arrivare per diluire la linfa.
Splendida quarantenne, ormai sa bene come sedurre e far strage di cuori.

 

Arbis Blanc 2010 Borgo San Daniele

Muro Mauri
Foto di Fabrice Gallina

Un’identità data dal meglio che ognuna delle varietà che lo compone sa apportare!
Zenzero e pesca, miele d’acacia e balsamicità mentolata.
Mostra la personalità del Collio fatta di raffinatezza e sostanza.
Grazie a un sorso che sorprende ripetutamente ad ogni assaggio grazie a sfumature aromatiche sempre diverse.
Una mano che sa essere piuma ma anche pietra nello stesso momento…. unico.

 

Morus Alba 2013 Vignai da Duline

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Foto di Fabrice Gallina

È un raggio di sole.
Profumi che ci portano al caldo, ricchi di frutta matura in derivazione tropicale, mai banale grazie ad una statuaria mineralità che grida sempre la sua fiera appartenenza al territorio.
Più a ridosso del mediterraneo che delle alpi.
Bocca che viene completamente paraffinata da una miriade di sensazioni saporifere e minerali.
L’apporto del Sauvignon come lo vorremo sempre sentire.
La tradizione in evoluzione.

 

  Collio Vecchie Vigne 2008 Roncus

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Un’onda di mare agitata, propulsore aromatico di spunti marini e richiami agrumati su cui svetta il cedro.
Figlio di un’annata fresca, mette da parte la polpa del frutto per svelarsi con tutta la sua passionale territorialità fatta di balsamicità e sussulti resinosi.
Bocca di grande dinamicità, non sta mai ferma grazie alla ricca dotazione salmastra e comparto acido che rimane sempre in sinergico affiancamento uno fuso all’altro.

 

Collio Bianco Edi Keber 2001

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Foto di Fabrice Gallina

Figlio di una tradizione che qui nella famiglia Keber è legge.
Brillante oro verde. Scalpita nel volerci mostrare il lungo sentiero del “territorio” compatto di roccia calda e fieno, ginestre e frutta gialla disidratata.
A dispetto della sua maestosa evoluzione non cade mai in accomodanti morbidezze.
Mostra energia e struttura salda.
Inonda il palato con uno tsunami sapido che lascia le labbra intrise di sale.
Maestoso epilogo fumè, sigillo di garanzia delle dolci colline Cormonensi.
Brazan 140 mesi 2001 I Clivi

I Clivi Brazan

Se fosse uno dei personaggi di Oscar Wilde, sarebbe sicuramente Dorian Gray!
A dispetto della sua età, racchiude luminosità in tutte le sue parti.
Dal suo aspetto così giovanile alla sua fragranza aromatica ricca di florealità, agrumi, frutti esotici, iodio, idrocarburi … il meglio del mare e della terra.
Corpo atletico e affilato, tutto un fascio di nervi … non ha nessun bisogno di mostrare i muscoli.
Mostra bensì di aver placato l’arroganza della gioventù ma non di averla abbandonata.
Icona di una Brazzano che da sempre ci stupisce per la straordinaria longevità dei suoi Friulano.

 

Kristian Keber Brda 2012

Brda
Foto di Fabrice Gallina
keber
Foto di Fabrice Gallina

Il Keberismo continua la divulgazione della sua filosofia con questo vino, splendida esempio di “tradizione” tramandata di padre in figlio .
I confini geopolitici non hanno bloccato quella che è e rimarrà sempre un’unione fraterna indissolubile: il Collio è la Brda.
Colore che mostra la profondità dell’ambra.
Naso che richiama subito alla buccia, ricca di energia e calore.
Miele di bosco, fiori ormai secchi, mela cotogna ma non finisce qui; un timbro speziato e inequivocabilmente roccioso mostrano il suo lato ruspante, virile in una parola Autoctono.
Assaggio ricco e saporito che ripropone con precisione calligrafica i suoi splendidi aromi.
“Texture” data da un tannino superbamente gestito che ha lo splendido compito di rallentare la beva e fissare i sapori al palato.
Burja. Burja Bela 201017 Burja

Naso che richiama la freschezza dei venti di bora invernali così legati con il clima della Valle del Vipacco.
Menta ,eucalipto e resina fresca; delicate note idrocarburiche fuse a splendida florealità di biancospino e bergamotto.
Un’anima aromatica aggraziata e di nutrita eleganza.
Prosegue la sua sfilata mostrando un corpo agile, sbrilluccicante di freschezza e debordante sapidità.
Crea dipendenza immediata invogliando continuamente al riassaggio.
Rado Kocjančič Brezanka 2009

rado kocjancic
Foto di Fabrice Gallina

Figlio del vigneto più vecchio della serata (impianto antecedente la I Guerra Mondiale).
Mostra una passionalità aromatica stordente.
Tutto è completamente fuso; piccoli frutti canditi, un soffio esotico di cardamomo e coriandolo, fiori dolci e ancora cremosi sensazioni di pasticceria che seduce i sensi senza mai essere volgare.
Ma cosa rende così coesa l’espressione di 15 diverse varietà? Il collante di tutto è lo splendido terreno calcareo marnoso di San Dorligo che arricchisce tutto con la sua preziosa mineralità di fondo.
È lui a dirigere l’orchestra sinfonica e il timbro sonoro di ogni singola uva ognuna delle quali sostituisce uno strumento musicale intessuto a formare una polifonia liquida che ammalia il palato.
Un vino da bere tutte le volte che si può in quanto queste piante ancestrali sono sempre più vicine alla loro naturale e ahimè inevitabile fine.

Gianluca Castellano

appunti
Foto di Fabrice Gallina
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Foto di Fabrice Gallina