Author

gae saccoccio

Vinonaturale Filosofia Cibo Arte Letteratura Musica
Ashtanga Yoga

https://www.facebook.com/natura.dellecose/

Etica Epica Empatia Epiro

20 Marzo 2017
Commenti disabilitati su Etica Epica Empatia Epiro

17498829_1944133512481539_3845770220436127824_nEtica Epica Empatia Epiro

non è semplicemente un ristorante ma è un sentimento, una visione etica del mondo.
La gioia genuina degli ingredienti nel piatto. L’approfondita, l’onesta cognizione relativa al vino che è a sua volta cibo così come è affidata al tavolo con naturalezza, con gratitudine dalle mani sorridenti di Francesco Romanazzi e Alessandra Viscardi è, ripeto, un sentimento, uno stato di grazia, un dono che chiamerei semplicemente: empatia!FullSizeRender copy 2FullSizeRender copyFullSizeRender copy 3

 

 

 

 

Vini in Anfora di Elisabetta Foradori

15 Marzo 2017
Commenti disabilitati su Vini in Anfora di Elisabetta Foradori

Vini in Anfora di Elisabetta Foradori

17098214_1929873110574246_3799800079644630149_nElisabetta Foradori donna, vignaiola, visionaria esploratrice della pratica biodinamica in agricoltura. “Fare solo vino, la monocoltura, non è agricoltura! Bisogna dedicarsi all’allevamento degli animali, alla terra, all’orto e a tutti i suoi frutti, non solo alla vigna.”

Elisabetta – parole sincere, gesti calmi, sguardo spirituale – i giorni scorsi era a Roma per presentare i suoi vini trentini vinificati, macerati dunque affinati in anfora (tijanas). I vini presentati erano:

  • Vigneti delle Dolomiti IGT Nosiola Fontanasanta dalle colline calcaree e argillose di Cognola
  • Vigneti delle Dolomiti IGT Teroldego dai suoli alluvionali del Campo Rotaliano

La degustazione è stata messa in piedi per gli addetti ai lavori, da Piero Guido di Les Caves de Pyrene in collaborazione con Selezione Boccoli al Mercato Centrale Roma. Qui (vedi link) ne da conto anche Fabio Rizzari con il quale assieme alla Foradori e al preparatissimo figlio di lei Theo abbiamo amichevolmente chiacchierato e assaggiato “fuori campo” per circa un’oretta, prima che cominciasse la degustazione ufficiale vera e propria.

15 le bottiglie totali in batteria.

Il vino è alimento vivo, elemento fluido, prodotto evolutivo, giusto? Ebbene tutti questi vini sarebbero da leggere con la massima attenzione. Vini nutraceutici. Uve caratterizzanti il proprio luogo d’origine che a sua volta caratterizza i suoi frutti. Uve spremute e fermentate da ruminare con la dovuta calma seguendo la loro naturale evoluzione in progress. Dal chiuso e fisiologico ridursi della bottiglia sotto tappatura, all’aperto, schiudersi spontaneo della bevanda nel calice. Un vino-flusso in perpetuo movimento mai uguale a se stesso. Un respiro di materia liquida vivente in perenne crescita centripeta dalla strappatura, alla mescita, al mulinare nel bicchiere, al suo essere aspirato, schioccato tra palato e lingua, assorbito, deglutito.

Ogni annata caratterizza innegabilmente la materia prima solida (l’uva) poi liquida (il vino) che ritroviamo infine allineata nei calici risplendenti come raggi di sole riflessi sull’acqua. Proprio la 2010 è l’anno in cui la Foradori assieme ad altri 10 vignaioli trentini fonda il consorzio I Dolomitici.

  • 5 annate di Nosiola Fontanasanta Vigneti delle Dolomiti IGT. 2 gli ettari di vigna. Fermentazione e affinamento sulle bucce per oltre 8 mesi. 8.000 le bottiglie prodotte. Millesimi: 2015, 2014, 2013, 2012, 2010…ogni singola annata un’infusione d’energia solare, ossigeno, uva e argilla. Evoluzione del frutto, sapidità della polpa, finezza della trama acida. Nell’arco temporale dei cinque anni, la permanenza in bottiglia non ha fatto che scolpire e arrotondare al meglio i ricchi componenti estratti dalla buccia dell’uva nosiola, traghettando (parola cara alla Foradori) il vino dal vetro all’aria fino ad esprimersi al meglio (vedi le 2010 e 2012) in un apice di fresca succosità ed eleganza. Evviva l’evoluzione “celeste” della Nosiola in anfora!
    Nosiola 2
  • 5 annate di Teroldego della Vigna Sgarzon: 2015, 2014, 2013, 2011, 2010 dai 2,5 ettari di suolo sabbioso alluvionale. Fermentazione e affinamento in tinajas con permanenza di circa 8 mesi sulle bucce. Frutti scuri, more non troppo mature e prugne, texture salina. Non ho grande familiarità con il teroldego in generale, ma percepisco un’uva arcigna, longeva e introspettiva. Merita senz’altro di tornarci su tra qualche anno per verificare l’affinamento del tempo in vetro che, non ho dubbi, non potrà che arricchire la personalità timida e multiforme di questi vini profondamente territoriali (territorialmente profondi).Sgarzon
  • 5 annate di Teroldego della Vigna Morei 2015, 2014, 2013, 2011, 2010 sempre 2,5 gli ettari di suolo alluvionale ma con prevalenza di ciottoli in questo caso invece che sabbia. Fermentazione e affinamento in tinajas con permanenza di circa 8 mesi sulle bucce. Tra le due vigne di teroldego, Sgarzon e Morei, le differenze si notano eccome. Personalmente “a pelle” ho preferito di più quest’ultimo. Maggior finezza tannica, lucentezza e trasparenza del succo non saprei dire bene cosa di specifico nel particolare ma forse, in generale, è un vino più  deciso, diretto, succulento e fine.Morei

 

 

 

 

Marco De Bartoli tra Passito e Marsala

8 Marzo 2017
Commenti disabilitati su Marco De Bartoli tra Passito e Marsala

15697920_1895914187303472_7187651007145478586_n

Marco De Bartoli tra Passito e Marsala

Moscato Passito di Pantelleria. Vino naturalmente dolce, da uva Zibibbo appassita al “sole d’agosto”

Bukkuram in arabo è “padre della vigna”. Vino naturalmente dolce, da uva Zibibbo appassita al “sole d’agosto”

Moscato passito di Pantelleria da uve Zibibbo essiccate al sole.
La 1987 è la IV vendemmia di questo nettare mediterraneo imbottigliato da Marco De Bartoli.
La dolcezza della natura, la naturalità della dolcezza. Passito di Pantelleria. 17308844_1244019279045952_3976270707123925443_n

Intransigenza e prosperità. Dolcezza e asperità. Ossidazione e polpa.
Adoro i Marsala di Marco De Bartoli (versione Riserva 10 anni): spremitura di buio dal suolo, bagliore dal sole. Supremo Tao alcolico, in un vino d’ambra fortificato con “mistella” prodotta da mosto fresco e acquavite ottenuti dalla stessa uva Grillo 100% che fermenta, che affina per oltre 10 anni in botti di rovere di diverse dimensioni.17352314_1938557943039096_8497032315446539387_n

Quest’antiquato vino liquoroso fortificato di “mistella”, (versione Riserva 1986) è l’esito brillante d’un percorso costellato d’artigianalità ormai quasi esntinto che ha contraddistinto tutta un’epoca pre-industriale che fa a pugni, e ahimè perde, contro la nostra triste, congestionata e fin troppo artificiosa era della sintesi chimica. La nostra età regredita a furia del troppo progresso, vittima dei processi industriali da cui è dominata.  Prigioniera del petrolio dalla cui lavorazione deriviamo la plastica che sembriamo subire come il minore dei mali possibili. Neanche a dirlo che sono anima e corpo dalla parte del Marsala De Bartoli e intreccerò le dita d’entrambe le mani a coppa da primitivo, pur di berne qualche goccio fino alla fine dei tempi che eccoli qua, sembrano già belli che arrivati.Screen Shot 2017-03-24 at 02.30.41

 

Vino di Serra vs Vino di Serralunga

26 Febbraio 2017
Commenti disabilitati su Vino di Serra vs Vino di Serralunga

IMG_3408

Giorni fa a un degustazione con un gruppo di stranieri davanti al quesito propostomi da un ragazzo scozzese:

<<Ma se come dici è così difficile, incerto, anti-economico gestire una vigna a causa delle troppe variabili esterne – maltempo, infestanti, gelate, malattie – non sarebbe più logico, più rassicurante fare viticoltura in un ambiente controllato tipo sotto le serre?>>

Tra le molteplici risposte plausibili, la boccia di Barolo del 2012 di Principiano è stata quella che ha convinto meglio l’amico scozzese.

IMG_3404
Questo nebbiolo schietto di Serralunga d’Alba l’ha forse persuaso, spero, che l’uva non si riproduce sempre uguale a se stessa anno per anno come fosse un algoritmo computerizzato ma che proprio in ragione delle mille difficoltà, incertezze e problematiche incontrollabili, grazie alla sanità del suolo, all’assorbimento della luce solare, alla mano dell’uomo in vigna – una mano che imprime più Manualità che Manipolazione, – il vino meno insincero è sempre la rivelazione d’una specifica annata in condizioni ambientali determinate e niente affatto meccanicamente riproducibili in ambienti artificiali.17352572_1939658939595663_7177163419637010090_n

Fiano d’Avellino Villa Diamante Cuvée Enrico 2000

20 Febbraio 2017
Commenti disabilitati su Fiano d’Avellino Villa Diamante Cuvée Enrico 2000

Fiano d’Avellino Villa Diamante Cuvée Enrico 2000

Alla Salsamenteria di Roberto Mangione ho assaggiato una lacrima struggente del Fiano d’Avellino Az.vinicola Villa Diamante “Cuvée Enrico” 2000.

Vino artigiano ottenuto con uve raccolte dalla vigna della Congregazione. Imbottigliato dopo sette lunghi anni – il 7 è numero sacro a Josko Gravner – sette lunghi anni di maturazione in piccoli fusti di rovere.
Il valore aggiunto, l’asciuttezza e la nobiltà del sangue nell’ossidazione di un sommo vino d’Irpinia.17103478_1930805043814386_8174616411740628747_n16999047_1930805047147719_4876858705230199889_n

Profezie di Celestino e le Scoreggine del Marketing

14 Febbraio 2017
Commenti disabilitati su Profezie di Celestino e le Scoreggine del Marketing

Dovrei ideare una categoria a parte per questo tipo di pubblicazioni insensate: Libri Non-Pensanti (o Ben-Pensanti?)

Ma davvero esistono milioni di ritardati cognitivi che si son fatti cambiare la vita da ‘sto centrifugato di visioni new age, da ‘sta paccottiglia peracottara di spiritualità da bidet?
Il dato di fatto incontestabile propagandato sulla fascetta del libro dall’ufficio marketing di turno IL LIBRO CHE HA VAMBIATO LA VITA A MILIONI DI PERSONE!, mi riconcilia in un attimo con l’arroganza e con la presunzione tipiche dell’intellettuale frustrato, del neurotico lettore in solitaria dei libri “giusti”, di libri essenziali che non so se cambiano la vita in bene in male o in peggio… ma non avrete comunque mai il mio scalpo a prescindere fottuti stronzoni evangelizzatori del marketing scoreggione!

ps.

A parte l’industria culturale (cinema, teatro, musei, tv, giornali, internet) il discorso va ovviamente allargato al comparto del vino e del cibo dove a botte di fascette promozionali grottesche su prodotti altrettanto adulterati non si sa più a chi credere o dare i resti.12540534_1744518499109709_5489288333150679894_n

Oro Incenso e Panettone – Epifania del Gusto sull’Etna

8 Febbraio 2017
Commenti disabilitati su Oro Incenso e Panettone – Epifania del Gusto sull’Etna

15439761_1887213378173553_412764731024211390_n

S’ammucchiava alta sulle croci contorte, sulle pietre tombali, sulle punte del cancello, sugli spogli roveti. E la sua anima gli svanì adagio adagio nel sonno mentre udiva lieve cadere la neve sull’universo, e cadere lieve come la discesa della loro estrema fine sui vivi e sui morti. (James Joyce, I morti)

Oro Incenso e Panettone – Epifania del Gusto sull’Etna

Panettoni d’Italia a Solicchiata (6 gennaio 2017)

15895199_10209895495677531_1629719698227546246_nUn mese fa esatto, all’inizio del 2017 al Cave Ox di Solicchiata sull’Etna, il giorno della befana – con il bollettino meteo decisamente contro e la bufera di neve a martello – abbiamo messo in piedi un pranzo quantomeno eroico.15894286_10209896119893136_4670255247889320725_n Una quarantina i prenotati entusiasti che si sono avventurati a questo pranzo di fine festività natalizie, rischiando così di restare bloccati dal ghiaccio e dall’ondata eccezionale di nevicate previste.15977660_10209895465276771_3681070022064244296_nPasteggiamenti & Festeggiamenti

Il pranzo della Befana al Cave Ox di Sandro Dibella, oltre alla tempesta di neve prevedeva:

  • Antipasto del Cave Ox
  • Zuppa del Contadino
  • Pizze della casa

15977855_10209895494157493_8643215428940842335_n15940999_10209895468676856_4048991034540154684_n

  • Langhe Freisa Vivace Vietti 2015
  • magnum di HY Cuvèe Zago rifermentata in bottiglia millesimo 2011
  • Moscato d’Asti “Filari Corti” Carussin 2015
  • magnum di Nero d’Asola Marabino Don Paolo 201515894697_10209895466316797_7687152938386761309_n
  • Distillati di frutta Capovilla (Ciliegie Duroni, Prugne Selvatiche, Mele Gravensteiner)
  • bottiglioni magnum d’Amara (Amaro d’Arancia Rossa di Sicilia)

15977078_10209895488517352_3169136583299294175_nQuesto ad incorniciare l’apertura e gli assaggi di 14 panettoni da 14 artigiani (pasticcieri e panificatori da ogni angolo d’Italia) a cui ne abbiamo inserito un quindicesimo non esplicitamente artigianale o quanto meno semi-industriale (vedi al num. 13).

16003196_10209901581429671_1015652736883375891_nQuella del panettone tradizionale è una storia di eroismi privati, di temperamenti forgiati al sacrificio, d’imprese artigianali che nascono dal basso nell’Italia devastata del dopoguerra. Ha origini anche più lontane alla corte di Ludovico Sforza sembrerebbe, ma in età moderna Motta e Alemagna sono i nomi degl’inventori meneghini di questo “pane speciale”, i creatori del dolce natalizio che oggi però sono assurti a giganteschi brand industriali.15873189_10209895483797234_6212125614944211145_nMa l’artigianato del panettone come vuole tradizione si rinnova ora come ogni anno nel nome di altri fornai, pasticcieri, alchimisti, eroi lievitatori che operano testa-mani-e-cuore in ogni angolo del Belpaese.15894530_10209895492437450_3247988917662678747_nVista la poderosa differenza di prezzo tra i due, tutta la questione del panettone industriale (scadenza a 6 mesi/1 anno) versus panettone artigianale (scadenza a 30/40 giorni) si gioca principalmente sull’onestà intellettuale del pasticciere-panificatore che si professa artigiano dichiarandolo apertamente in etichetta il quale dovrebbe perciò utilizzare materie prime d’altissima qualità ed estrema freschezza (farine speciali, lieviti, uova, canditi e burro d’eccellenza) evitando come la peste l’uso di conservanti da merendine chimiche quali i mono e digliceridi degli acidi grassi ad esempio.

15977111_10209895494917512_6478838859159436238_n15965185_10209895480797159_3651356522589340756_nQuesto pranzo al Cave Ox il giorno dell’Epifania – che ricordiamo significa manifestazione e apparizione divina – è stato insomma un felice pretesto per assaggiare assieme a chi c’era l’assortimento d’una quindicina dei panettoni artigianali “più buoni del paese”.15894271_10209895474797009_6516277427699345518_nSegue la lista dei panettoni così come li abbiamo numerati scartandoli della loro confezione naturalmente visto che era una prova d’assaggio alla cieca, quindi presentati in perfetto anonimato alla vista, all’olfatto, all’assaggio e al parere emozionale dei partecipanti alla degustazione.

15941507_10209895481357173_1976224911057263961_n

1) Raffale Vignola, Pasticceria Vignola –  Solofra (AV) 

Vignola

2) Angelo Ricci, Ricci Fornai Italiani Montaquila (IS)

15895030_10209895583199719_1518467651283660805_n

3) Carmen Vecchione, Dolciarte

dolciarte

4) Lucca Cantarin – Pasticceria Marisa, San Giorgio delle Pertiche (PD)

lucca cantarin

5) Paolo Sacchetti – Pasticceria Nuovo Mondo (Prato)

pasticceria sacchetti caffe nuovo mondo

6) Iginio Massari – Pasticceria Veneto (Brescia)

iginio massari

7) Denis Dianin – Selvazzano (PD)

denis dianin8) Simona Padoan – I Tigli San Bonifacio (VR) 

i tigli simone padoan

9) Vincenzo TiriTiri 1957 – Acerenza (PZ)

vincenzo tiri

10) Renato Bosco – Saporè San Martino Buon Albergo (VR)

renato bosco

11) Sartori – Erba (CO)

pasticceria sartori

12) Valter TagliazucchiPasticceria Cioccolateria del Giamberlano  Pavulo nel Frignano (MO)

15977270_10209895719643130_7816357558654176238_n

13) Fiasconaro – Inserito ma fuori competizione perché non è un panettone artigianale.

fiasconaro

14) Michele Falcioni Posillipo Dolce Officina Gabicce Monte (PU)

posillipo dolce officina

15) Maurizio Bonanomi– Pasticceria Merlo Pioltello (MI)

bonanomi merlo pasticceriaPiù buoni si diceva, secondo i nostri informali criteri d’appassionati e non in ragione di scientifiche analisi organolettiche e giudizi da tecnologi alimentari. Valutazioni spontanee ma accorte dunque date in base alla scrupolosità produttiva, filtrate alla luce di una manifattura plausibilmente artigianale in linea con una preparazione strettamente manuale (spezzatura, scarpatura, raffreddamento), in assenza d’additivi chimici, conservanti, coloranti ed altri surrogati di sintesi utilizzati a spron battuto dall’industria alimentare ma anche – ahimè – da tanti presunti/presuntosi pseudo-artigiani e mistificatori proni alle infernali logiche di mercato.

15966086_10209895504677756_8291546395400057159_nÈ stata una giornata ispirata da semplici ma decisivi pareri amatoriali e criteri di analisi sensoriale indicativi della bontà generale dei panettoni. Valutazioni spassionate che sono state segnate da tutti gli ospiti su una scheda apposita assegnando ognuno un punteggio da 1 a 5 per ogni panettone, in base alle seguenti caratteristiche:

  • gusto
  • colore
  • equilibrio
  • qualità tangibile degli ingredienti
  • profumo
  • sofficità/fragranza
  • alveolatura
  • uniformità di distribuzione della frutta
  • cottura

15894852_10209895504037740_4796561579685979413_nAl netto di insidiose variabili da gestire quali: l’equilibrio di lievitazione dell’impasto – sono tre le complesse fasi di lievitazione – e poi l’asciugatura, la cottura della sfornata dei panettoni sotto la fretta e la pressione commerciale del Natale; l’umidità o secchezza di un prodotto tanto volubile a breve scadenza ed alta deperibilità; la temperatura di servizio degli stessi mentre fuori ci sono condizioni atmosferiche antartiche…15894698_10209895505317772_7501717936856134484_ninsomma facendo la tara a tutte queste mutevoli costanti d’indeterminazione abbiamo tuttavia approcciato la degustazione dei panettoni con cuore leggero, sguardo limpido, umiltà, lucida coscienza del lavoro altrui e palato purificato da qualsiasi pregiudizio di sorta fiduciosi di trovarci davanti ad una selezione di assolute eccellenze pasticciere nazionali, frutto di enormi sacrifici, notti insonni, fallimenti e successi sigillati più dalla mano umana e dal sudore della fronte che dalle macchine computerizzate, da tecnicismi esasperati, da lievitazioni monocordi sfornate a catena di montaggio con i calcolatori informatici programmati alla triste, sterile regola dei nostri giorni monetarizzati del massimo risultato quantitativo col minimo sforzo di ricerca della qualità.15977496_10209895483717232_947348792584453590_nPer evitare poi di farsi condizionare dalla riconoscibilità, dall’affezione o dal prestigio del marchio di manifattura, ribadisco che i panettoni sono stati tutti numerati e assaggiati “alla cieca” dai partecipanti alla giornata per terminare poi in una giocosa classifica di fine pranzo tra i presenti, nel tentativo di scegliere all’unanimità i 5 tra 15 che avessero allettato di più le papille della maggioranza.denis dianin 2Qui un link che rimanda al Disciplinare di Produzione del “Panettone Tipico della Tradizione Artigiana Milanese” datato al 2003.
denis dianin 3Questi a seguire, in ordine casuale, i 5 panettoni che hanno riscosso il totale punteggi più elevato da parte del pubblico alla luce di quanto puntualizzato più sopra:

15941523_10209895499997639_3760630549657354443_n

  • (num 7) Denis Dianin – Selvazzano (PD)

denis dianin 2denis dianin 3

  • (num 6) Iginio Massari – Pasticceria Veneto (Brescia)

iginio massari 1

  • (num 15) Maurizio Bonanomi- Pasticceria Merlo Pioltello (MI)

bonanomi merlo pasticceria 2bonannomi merlo pasticceria 3

  •  (num 14) Michele Falcioni – Posillipo Dolce Officina Gabicce Monte (PU)

posillipo dolece officina 2posillipo dolce officina 3

  • (num 9) Vincenzo Tiri – Tiri 1957 – Acerenza (PZ)

vincenzo tiri 2vincenzo tiri 3

[photo credits by Angela Mirabile]

Julius E. Lips, L’Origine delle Cose. Storia della Civiltà Umana

20 Gennaio 2017
Commenti disabilitati su Julius E. Lips, L’Origine delle Cose. Storia della Civiltà Umana

 

16425923_1916206318607592_9147142739579514683_n

Julius E. Lips, L’Origine delle Cose. Storia della Civiltà Umana (Sansoni – Firenze)

Titolo originale The Origin of Things. A Cultural History of Man, G. G. Harrap e C. Londra 1949 traduz di L. Luzzatto

Una storia della civiltà umana, all’origine dell’educazione, della religione, della politica, dell’arte.

FullSizeRenderFullSizeRender copy 4FullSizeRender copyFullSizeRender copy 2 FullSizeRender copy 3

The New York Times Book of Wine

15 Gennaio 2017
Commenti disabilitati su The New York Times Book of Wine

Fra noi ed i nostri vini esistono molte affinità. Come noi, i vini godono il dono della vita – che è un prestito più che un dono, perché ci appartiene per breve tempo – e come noi tutti i vini sono soggetti alle malattie e destinati a morire. La maggior parte dei vini sono vini comuni, così come la maggior parte delle persone sono persone comuni.
(André L. Simon)

16425998_1913611035533787_6684055283205841200_n

Da una raccolta del The New York Times (Sterling Epicure NY) riesumo un pezzo datato 2005 di Eric Asimov su Josko Gravner intitolato New Wine in Really Old Bottles dove leggo questa uscita di Joško in merito alle sfide e ai cambiamenti affrontati negl’anni, che trovo a dir poco folgorante:
With every change, I had clients who lost faith in me. The cantina was in crisis. Now I’m out of crisis, but the rest of the world is in crisis.

16406679_1914023152159242_516572276627130717_n

L’Arte di Fare i Vini d’Imitazione

5 Gennaio 2017
Commenti disabilitati su L’Arte di Fare i Vini d’Imitazione

frontispiece_sml

L’Arte di Fare i Vini d’Imitazione

L’alba della manipolazione/falsificazione enologica con monsieur Joseph François Audibert e il suo trattato di fine ‘800 sui Vini d’Imitazione.51HKPjLVksL

Il segreto di fabbrica era – è ahimè ancora oggi – tutto nell’usare uva passa, vino del Sud da due soldi e aggiunte massicce di zucchero + additivi chimico-farmaceutici et voilà, les jeux sont faits!

ill_pg232

ill_pg058_sml

16387972_1914705555424335_2727336980414330840_n

Scene da una cena natalizia con gli amici

29 Dicembre 2016
Commenti disabilitati su Scene da una cena natalizia con gli amici

15747849_1896871040541120_2470786223121911986_nIl crudo di mora romagnola dell’Agricola Ca’ Lumaco (Montetortore nel comune di Zocca) richiama necessariamente un goccio di carnoso e sgrassante Cristal rosè meglio se del millesimo 2000 o giù di lì.

15740965_1896871027207788_2382599301715733300_nCome direbbe Osho: “che ce voj fa, i simili attraggono sempre i simili!”

Liquefazione e vaporizzazione del solido in un incenso per la mente.

  • “Sua Maestà il Nero” è una selezione di parmigiano stagionato 10 anni del caseificio Pieve Roffeno.
  • 15747369_1896410500587174_8464287199076340106_nComtes de Champagne millesimo 1990 è il Blanc de Blancs di casa Taittinger nato per celebrare il signorotto della Provincia Thibaud IV che nel XIII secolo fece piantare le prime vigne di Chardonnay.

15747437_1896410480587176_625925636895778964_n

Luminosità e sostanza a confronto in versioni magnum.

L’armonia degli opposti agl’antipodi geografici, dalla spremitura delle uve al vino nel bicchiere entrambi in abbinamento su pasta e ceci ancestrale, ricetta della nonna di chef Luca Fracassi.fullsizerender-copy-14

  • Etna, az. Agricola Frank Cornelissen – Susucaru 2013 VI edizione. Uvaggio di varietà autoctone e non del versante nord dell’Etna, bianche e rosse, non solo Nerelloo Mascalese, ma Moscadellla, Carricante, Insolia, Malvasia, Moscato nero etc. [Quintessenza di lamponi, asprezze d’alta montagna, beva succulenta, luce dell’alba tra neve, magma e mare.]
  • Oslavia (Gorizia), Josko Gravner – Ribolla Anfora 2003. [Nitidezza imponente, maturità eccelsa non ulteriormente perfettibile, sorso sacro, luce spirituale al tramonto affiorata da un’icona dell’arte russa antica].

15697632_1896111627283728_1471814398565813358_n

Mario Antoniolo Gattinara 1961

27 Dicembre 2016
Commenti disabilitati su Mario Antoniolo Gattinara 1961

img_7984

Mario Antoniolo Gattinara 1961

..il purpureo liquido che allieta il cuore dell’uomo. 

(W. H. Hudson, La Terra Rossa)

Un Gattinara del 1961 di Mario Antoniolo dai vigneti Osso e S. Francesco della Torre da “..mescere con delicatezza onde evitare il rimuoversi dell’eventuale sedimento”.

Rosso rubino rovente, polposo. Ordito inscalfibile della stoffa polifenolica, spirito combattivo d’un eroe di guerra finalmente in pace con se stesso. Vino sopravvissuto a 55 (cinquantacinque) anni d’aspre battaglie contro l’amico/nemico di sempre: l’ossigeno!15241776_1897054773856080_1905151214722864914_n