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Domaine Follin-Arbelet Aloxe-Corton Premier Cru “Les Vercots” 1990

6 Maggio 2016
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Dai finages di Borgogna condividiamo una bottiglia che è piuttosto un accumulo di carezze Pinot su carezze Noir del Domaine Follin-Arbelet ad Aloxe Corton dalla parcella premier cru “Les Vercots” d’annata leggendaria cioè la 1990!13151882_1788263468068545_7859072502459785969_n

Le fiamme del camino ravvivano la stanza, tiriamo fuori le cipolle dalla brace alla maniera di come le preparavano le nostre nonne; un piatto queste umili cipolle alla cenere, d’una prelibatezza e lussuriosità sublimi assieme alla salsa d’acciughe e capperi e ad un’opulenta salsa bernaise fatta au moment a contorno degl’oltre 2 kg di bistecca Chianina – 35 i giorni di frollatura cotta con consapevole scienza alla griglia nel mentre sfugge alla bocca di qualcuno inginocchiato sul camino una frase ripetuta spesso dal padre ristoratore di qualcun altro: “Perché cuochi si diventa ma griller si nasce!IMG_9678IMG_9685IMG_9686

Filippo Volpi quando sia io che Michele Oste Alesiani siamo oramai a pance ben satolle, con #bioselvatica meraviglia ci legge quindi dai suoi appunti scrupolosi alcuni passi
che riguardano il vecchio Albert Massot un’autorità all’Hospices de Beaune e che il frutto celestiale di questa bottiglia germogliato dal suolo pietroso detto “tête de mouton” (Giurassico superiore) l’ha prodotto proprio con le sue stesse mani.

Ecco che allora scopriamo che anche in vecchiaia il Massot usava ripetere tipo mantra una frase disarmante e semplice come solo può essere semplice e disarmante la verità:

“Il vino deve essere il frutto di uva sana che poi ha da essere semplicemente pressata… c’est tout!”

Domaine Ramonet Chassagne-Montrachet Pinot Noir 2012

23 Febbraio 2016
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Chassagne-Montrachet rosso di Ramonet. Ecco qui una denominazione che è meglio conosciuta per i bianchi piuttosto che per i rossi.

Anche se è solo un “generico” Chassagne rouge village di Ramonet, quello che apprezzo di più in questo tipo di Pinot Neri è la semplicità sostanziosa del frutto, un tannino cristallino, la leggerezza d’un affinamento in legno assai ben bilanciato, la felice semplicità – che non è la stessa cosa di banalità – di bere una bottiglia anche soli ma arrivare tranquillamente al fondo senza neanche accorgersene. Apprezzo davvero molto vini così nitidi e sobriamente ben fatti che mi lasciano nella memoria dal primo fino all’ultimo sorso e per tutta la durata della boccia, una genuina impressione di bevanda franca che zampilla naturaliter anche se solo grazie alla mano rispettosa dell’Uomo, dalla vite alla cantina al tavolo, quadrando così il cerchio della bontà e della correttezza sia al naso che alla bocca quindi allo spirito. 

Mi piacerebbe ora si provi ad immaginare anche l’abbinamento però. La polenta più deliziosa della mia vita con cime di rapa e scaglie di pecorino sardo preparata con austera eleganza e aristocratico understatement dall’amico Filippo Volpi dunque assieme a lui gustata a cucchiaiate preziose – una più speciale dell’altra – accucciati davanti al tepore confidenziale del camino, il calice rubino dello chassagne 2012 sempre accanto – finché è durato – quasi fosse un talismano di rara gioia corporea e psichica armonia, con l’animo tutto slanciato, socchiuso agli adescamenti di alcune vigorose chiacchiere bioselvatiche (∗Copyright di Filippo Volpi). IMG_6906

  • Farina Integrale di granturco rosso. Formenton Otto file della Garfagnana e Valle del Serchio del Mulino di Piezza che a quanto pare ha chiuso per sempre i battenti proprio perché l’alta qualità delle materie prime, lo scrupolo sulla filiera e la selettività di produzione al giorno d’oggi, purtroppo ahimè, non ripagano l’affitto in questo nostro sempre più becero, malandato e maledetto Bel Paese.

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