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espressionismo astratto

Guston/Rochberg – 1964

28 Gennaio 2023
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Philip Guston, Looking (1964)

[Philip Guston (1913 – 1980) – Looking, 1964].

George Rochberg (1918 – 2005) compositore ebreo americano ha studiato al Curtis Institute of Music di Philadelphia con Natale Rosario Scalero e con Gian Carlo Menotti.

Rochberg (ascolta su Spotify) è stato per un lungo periodo esponente del serialismo, tecnica compositiva che ha abbandonato alla morte del figlio adolescente Paul nel 1964 a causa di un tumore cerebrale. A partire da questo tragico evento biografico, il musicista di Paterson dichiarò che la musica seriale era “espressivamente vuota” rivelandosi un mezzo per lui inadeguato ad esprimere tutto il suo dolore e la sua rabbia che ha potuto manifestare solo attraverso un ritorno alla musica tonale. “Contra Mortem et Tempus” è il titolo di un quartetto per flauto clarinetto viola e piano del 1965.

Questo suo cambio di rotta verso la tonalità lo ha fatto classificare dalla critica quale compositore neo-romantico o postmoderno neo-conservatore. Assai interessante dal mio punto di vista il fatto che Rochberg paragonasse l’atonalità all’arte astratta e la tonalità all’arte concreta, confrontato la sua evoluzione artistica con quella del pittore Philip Guston, dove “la tensione tra concretezza e astrazione” diventa un tema fondamentale per entrambi, nell’intonazione creativa attraverso i suoni o le immagini.

Philip Guston, Both (1976)

La raccolta dei saggi di Rochberg si intitola The Aesthetics of Survival mentre la sua autobiografia si intitola Five Lines, Four Spaces.

Gorky/Berio – 1948/1961

10 Gennaio 2023
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Gorky/Berio – 1948/1961GORKY, Arshile_Última pintura (El monje negro), 1948_564 (1978.72)

[Arshile Gorky, Last Painting (The Black Monk) 1948].
[L’immagine del dipinto in evidenza invece è The Liver is the Cock’s Comb 1944.]
Luciano Berio (1925-2003): Epifanie per mezzosoprano e orchestra (1959-1961; 1965).
Epifanie, composto dal 1959 al 1961 e rivisto nel 1965, è costituito da un ciclo di sette pezzi strumentali (A, B, C, D, E, F, G) che viene interpolato da un ciclo di cinque brani vocali (a, b, c, d, e). I testi dei brani vocali (un montaggio di citazioni proposto da Umberto Eco) sono tratti da Proust (a: À l’ombre des jeunes filles en fleur), Joyce (b: A Portrait of the Artist as a Young Man e Ulysses), Antonio de Machado (c: Nuevas Canciones), Claude Simon (d: La route des Flandres) e Brecht (e: An die Nachgeborenen). C’è però un testo che è legato all’inizio del pezzo orchestrale G: è una breve poesia di Sanguineti tratta da Triperuno.
I due cicli possono combinarsi tra loro in vari modi. I brani orchestrali possono essere eseguiti da soli seguendo ordini diversi (Quaderni per orchestra). I pezzi vocali possono essere invece eseguiti solo come epifanie nel flusso variabile del percorso orchestrale. I nessi e i contenuti dei testi potranno quindi apparire in una luce diversa a seconda della loro posizione nel ciclo strumentale. L’ordine scelto metterà in evidenza la loro diversità o la loro latente continuità (l’immagine dell’albero, per esempio, è un tema ricorrente). In maniera analoga, un certo ordine di successione dei brani orchestrali potrà evidenziare le costanti strutturali (per esempio le «rime» armoniche), mentre un altro ordine farà risaltare le divergenze. Io preferisco una distribuzione dei pezzi orchestrali che metta in rilievo le divergenze, e una distribuzione dei brani vocali che suggerisca invece un passaggio graduale da una situazione poetica orientata verso la trasfigurazione della realtà (Proust, Joyce, Machado) a una registrazione pressante dei ricordi (Sanguineti) e alla descrizione disincantata delle cose (Simon: la voce che parla viene inesorabilmente annullata dall’orchestra). Ultimi, i versi di Brecht, che non hanno nulla dell’epifania: sono il grido di rimpianto e di angoscia con cui Brecht avverte che talvolta bisogna rinunciare al fascino della parola poetica: quando essa, con la contemplazione, comporti il rischio del silenzio e quando suoni come un invito a isolare l’evento nella visione, dimenticando i nessi che quell’evento legano – e noi con lui – al mondo che i nostri atti costruiscono.
Cathy Berberian, voce
Orchestra della RAI di Roma diretta da Luciano Berio.
Registrazione dal vivo, Roma, 15 Marzo 1969.