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Molnár/Risset – Archeologia audiovisiva del Computer

2 Febbraio 2023
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Vera Molnár

Vera Molnár, 100 trapèzes, 1976

Molnár/Risset – Archeologia audiovisiva del Computer

Nata in Ungheria nel 1924, Vera Molnár si è formata come artista tradizionale, ha studiato storia dell’arte ed estetica al Budapest College of Fine Arts e si è trasferita a Parigi nel 1947, dove vive attualmente. Ha co-fondato diversi gruppi di ricerca di artisti pionieristici come G.R.A.V. (Groupe de Recherche d’Art Visuel), che indagano approcci collaborativi all’arte meccanica e cinetica, e il gruppo di ricerca per l’arte e l’informatica presso l’Istituto di arte e scienza di Parigi. Prima ancora della diffusione del computer, ha inventato algoritmi o “macchine immaginarie” che hanno permesso la creazione di una serie di immagini seguendo delle regole compositive preordinate. A partire dal 1968, il computer è diventato un dispositivo centrale nella realizzazione dei suoi dipinti e disegni, che le ha permesso di indagare in modo più completo le infinite variazioni di forme e linee geometriche.

Vera Molnár (1961)

Più di 50 anni fa, la Molnár assieme a un piccolo gruppo di altri artisti iniziarono a scrivere programmi al computer per creare la loro arte digitale. In queste opere generate alla macchina, il codice diventa il medium e viene reso visibile attraverso una stampa, un suono e/o un video. Una volta scritto il codice, l’artista rinuncia al controllo all’interno di un insieme prescritto di procedure che muovono la penna del plotter per creare un disegno. E quando il codice viene trasformato in questa uscita analogica, rivela immagini e suoni che l’artista e il suo pubblico non avrebbero mai immaginato. Quel che ne risulta sono immagini che gli artisti non avrebbero mai immaginato.

Vera Molnar, De La Serie (Des) Ordres (detail), 1974

Vera Molnár Variations presso il Beall Center for Art + Technology della UC Irvine ha presentato il lavoro della Molnár dal 1958 al 2014, sia i suoi disegni pre-computazionali che i primi disegni computazionali focalizzati su tre tipi di oggetti: linee, quadrati, rettangoli, scarabocchi, ognuno dei quali utilizza una diversa trasformazione algoritmica. L’artista multimediale ungherese è considerata una pioniera del computer e dell’arte generativa. È stata anche una delle prime donne ad utilizzare il computer per creare opere d’arte. La tecnica della Molnár continua a sorprendere e a generare variazioni che producono un gioco musicale e cinetico di linee e forme.

Vera Molnár, Drawings 1949-1986

Risset, Music from Computer

Jean-Claude Raoul Olivier Risset (1938 – 2016), compositore francese, pioniere della computer music ha studiato con André Jolivet e ha collaborato al Bell Labs in New Jersey con Max Mathews (1926 – 2011) dove ha cominciato ad utilizzare il MUSIC IV un software concepito dallo stesso Mathews nel 1957 per ricreare il suono dei fiati al computer. Risset è stato un creatore di illusioni sonore che hanno preso il suo nome quali Shepherd-Risset glissando / Risset scale. Qui allego un articolo molto interessante sulla relazione uditiva tra risposta emozionale, rottura dell’equilibrio e personalità.

Risset dal (1975–1979) è stato a capo del Dipartimento Computer dell’IRCAM, qui di seguito un elenco ragionato della sua opera.

Compilation fondamentale da ascoltare e riascoltare per farsi un’idea articolata di questa archeologia musicale avveniristica è OHM+ The Early Gurus of Electronic Music

OHM: The Early Gurus of Electronic Music è una raccolta della prima musica elettronica con estratti dal periodo che copre dal 1948 al 1980. Molte delle opere incluse sono essenzialmente esperimenti con il suono, utilizzando una varietà di strumenti non tradizionali tra cui circuiti fatti in casa, nastri e primi sintetizzatori. Gli artisti presenti nella compilation compongono una ricca lista dei musicisti sperimentatori più iconoclasti – forse sarebbe più opportuno sonoroclasti – e radicali:

Maryanne Amacher, Robert Ashley, Milton Babbitt, Louis e Bebe Barron, François Bayle, David Behrman, John Cage, John Chowning, Alvin Curran, Holger Czukay, Tod Dockstader, Charles Dodge, Herbert Eimert e Robert Beyer, Brian Eno, Luc Ferrari, Jon Hassell, Paul Lansky, Hugh Le Caine, Alvin Lucier, Otto Luening, Richard Maxfield, Olivier Messiaen, Musica Elettronica Viva (MEV), Pauline Oliveros, Bernard Parmegiani, Steve Reich, Terry Riley, Jean-Claude Risset, Clara Rockmore, Oskar Sala, Pierre Schaeffer, Klaus Schulze, Raymond Scott, Laurie Spiegel, Karlheinz Stockhausen, Morton Subotnick, David Tudor, Vladimir Ussachevsky, Edgard Varèse, Iannis Xenakis, La Monte Young, Joji Yuasa.

Approfondimenti

Vera Molnár, Molndrian, 1974 Computer drawing
Vera Molnár, Dialog Between Emotion and Method, 1986

Vera Molnár, (Dés)ordres ((Dis)orders), 1973. Plotter drawing, ink on paper
Jean-Claude Risset

Nauman/Oliveros – anni ’60

23 Gennaio 2023
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Nauman/Oliveros – anni ’60Bruce Nauman,Self Portriat as a fountain 1966-1967

[Bruce Nauman (1941) – Self Portrait as a Fountain 1966–1967, printed 1970]. 

Nauman approfondisce la questione dell’arte più come attività (performance) che come prodotto, è attratto dalla natura della comunicazione e dai problemi connaturati al linguaggio che impegnano il ruolo dell’artista come presunto comunicatore e manipolatore di simboli visivi.

Pauline Oliveros (1932-2016) è stata una compositrice di Houston (Texas), ha studiato composizione a San Francisco 1954 con Terry Riley e Robert Erickson (Night Music, 1978).

Dal 1960 con il suo approccio scientifico all’improvvisazione dei suoni profondi ha esplorato i procedimenti tonali “alternativi” (armonici e sovratoni) nel sestetto Variations For Sextet (per flauto, clarinetto, tromba, corno, violoncello, pianoforte) celebrato dalla critica. (Sound Patterns, 1961) è considerato invece uno dei primi lavori corali senza parole in cui venivano impiegati sistematicamente tutti i suoni “non musicali” emessi da lingua e labbra.artmakeup2-17tzd4j[Bruce Nauman, “Art Make-Up, 1967, Video. Nauman coperto di trucco bianco, rosa, verde e nero in un loop di 42 minuti. Il filmato di performance art, affronta i temi dell’essere osservati e sorvegliati.]

Sempre nel 1961 la Oliveros collabora con Morton Subotnick (1933), Ramon Sender (1934) ed altri sperimentatori sonori con i quali fondano a San Francisco il Tape Music Center, dove rimarrà fino al 1967. Insegna musica elettronica all’Università di San Diego.

And Don’t Call Them ‘Lady’ Composers è un articolo molto interessante della Oliveros. Scritto originariamente su invito del critico musicale Theodore Strongen del New York Times, edito nella sezione Arts and Leisure il 13 settembre 1970. L’articolo fu poi ristampato in Software for People, Collected Writings 1963-1980, la raccolta di saggi di Pauline Oliveros [Smith Publications: Baltimore, MD, 1984].

Early Electronic Works 1959-66/Sub Rosa

Mnemonics III 17:28

V of IV 14:44

Time Perspectives 19:30

Once again / Buchla piece 19:19

Questi primi lavori rappresentano il suo primo e definitivo contributo alla musica su nastro e elettronica della fine degli anni ’50 e ’60 attraverso una sistematica esplorazione dei suoni elettronici.

“Il mio lavoro con la musica elettronica inizia nel 1959. Il primo pezzo su nastro era un lavoro ambizioso a quattro canali chiamato Time Perspectives (1959). È stato realizzato registrando piccoli suoni da oggetti che risuonavano su una parete di legno e cambiando la velocità del nastro. Ho usato tubi di cartone come filtri inserendo il microfono nel tubo e registrando le sorgenti attraverso i tubi. Ho usato la mia vasca da bagno come camera riverberante.” 

Robert Crumb Keep on Truckin

Le sue partiture si caratterizzano per un uso spregiudicato della musica concreta e della musica elettronica con supporto informatico. Il linguaggio sonoro parte dalle sollecitazioni visive, rumoristiche e ambientali della cultura americana, sfruttando ogni sorgente di suono reale o virtuale che sia.

Leggi il libro di Pauline Oliveros in pdf: Deep Listening A composer’s Sound Practice

Deep ListeningLa musica prodotta dalla Oliveros nell’ultima parte della sua vita richiama il respiro stesso della vita, in particolare i suoi brani per fisarmonica, spesso eseguiti da lei stessa.

La vocazione all’insegnamento e all’educazione all’ascolto ha portato alla creazione del Center for Deep Listening.

Allego un TED a Indianapolis del 2015, un anno prima della sua morte, dove Pauline Oliveros illustra la differenza niente affatto scontata tra sentire e ascoltare che riguarda principalmente l’educazione della nostra mente musicale.

L‘orecchio sente, il cervello ascolta, il corpo percepisce vibrazioni. (…) Ascoltare è la pratica di una vita che dipende dalle nostre esperienze accumulate relative al mondo sonoro. Ascoltare è un processo misterioso che non è lo stesso per tutti.”

Pauline Oliveros

The difference between hearing and listening | Pauline Oliveros | TEDxIndianapolis

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