Maporcapùtt al TCA di mmèrd.. Giovanni “Gianni” è un devoto artigiano del vino, coltiva il suo ettaro e 1/2 a nebbiolo con venerazione d’asceta. Paiagallo è il nome della vigna da cui tira fuori un Barolo che è semplicemente fenomenale (fenomenico direbbero gl’amici onanisti neokantiani). Tradizione inviolata, no concimazioni né altri prodotti di sintesi, ponderato sul togliere più che sull’aggiungere è l’utilizzo dei solfiti; lieviti indigeni, fermentazioni lunghe a temperature non controllate da poco opportune invasività tecnologiche, affinamento in botte grande. Le bottiglie prodotte sono assai esigue sull’ordine delle “pochemila” e di non così prevedibile reperibilità.. proprio una maledizione del diavolo dei sugheri quindi non aver potuto inebriarmi ancora di questa perla dell’enologia langarola – tra l’altro d’annus mirabilis: 2010 – per colpa del fituso, fitusissimo tricloroanisolo.
- Su Accademia degli Alterati dal sempre puntuale, approfondito e suggestivo caro amico Giampiero Pulcini, Giovanni Canonica, il barolaccio è lettura che straconsiglio a tutti, belli e brutti.
- Inequivocabile l’agriturismo di Giovanni Canonica: Il Quarto Stato
- Ringraziamenti sentiti al grande e grosso artigiano del legno Remo Pasquini, l’uomo “delle seghe”, conoscitore come pochi dei vini e vignaioli che conta conoscere.