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Il tutto è falso e l’eclissi totale dello stile

16 Febbraio 2019
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Molte sono le ostriche, ma le perle sono rare.

Orson Welles, da F for Fake

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Il tutto è falso e l’eclissi totale dello stile

Gli accadimenti di cronaca di tanto in tanto ci informano nostro malgrado, circa i casi di contraffazione alimentare o sofisticazione del cibo e del vino. Vedi il fatto eclatante di questi giorni che dopo complesse indagini si rintracciano i contraffattori dell’etichetta Tignanello, celebrato marchio della Marchesi Antinori Spa.

I truffatori vendevano vino da tavola di prezzo, spacciandolo per vino pregiato arrivando a produrre e vendere, a quanto pare, 11 mila bottiglie di falso Tignanello sia in Italia che all’estero, per un utile illecito di circa 2 milioni di euro. Un refuso tecnico sulla scritta in fronte etichetta adulterata: altidudine anziché altitudine, identificava il segno di riconoscimento del Tignanello doppione.La-banda-degli-onesti-

Quanto più forte è la richiesta del mercato, tanto maggiore è la celebrazione che si fa di un bene percepito come esclusivo, più saranno le occasioni che quel medesimo bene possa essere riprodotto in serie con l’inganno a scopi di fregatura commerciale. Allo stesso tempo sappiamo tutti senza infingimenti, che i grandi marchi del lusso diffusi su tutto il pianeta, i brand della moda, i loghi dell’alta tecnologia che reputiamo “autentici”, sono in verità ricalcati, imitati, taroccati, moltiplicati a loro volta nei luoghi più sventurati a basso costo di manovalanza spesso sfruttata, con tassazioni favorevoli, le materie prime di seconda, terza, quarta, ultima scelta. Il confronto rispetto alle matrici “originali” si confonde talmente tanto, da mescolare l’autentico all’artefatto con una tale ambiguità tipica della nostra epoca alterata già dall’origine, che alla fine della fiera, e della filiera, non si capisce più chi o cosa possa veramente far fede sulla discriminazione tra le copie fasulle e l’originale. Argomentazione valida a maggior ragione in ambito alimentare non soltanto nei mercati dell’arte, della moda, del lusso dove si trovano non solo i prodotti adulterati ma anche gli stessi certificati che dovrebbero identificarne l’autenticità. Certificazioni e certificati che possono con facilità risultare altrettanto falsati a loro volta, connessi in un perverso gioco di specchi illusionistici dove si smarrisce qualsiasi percezione del prima, dell’adesso e del dopo. Il falso dell’autentico? L’autentico del falso?

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Ora, lo raccolgo solo come un pretesto per ragionare a voce alta, a prescindere dal Tignanello che non ne bevo più da anni, tanto l’autentico figuriamoci lo spurio. Ma senza entrare nel merito penale della frode che evidentemente pertiene i N. A. S., gli esperti di anti-contraffazione, la cosa che più suscita il mio interesse, per non dire la mia rabbia, è l’insidia strisciante del falso e dell’autentico. Tema assai diabolico quest’ultimo, cioè del vero e dell’inautentico, che fa rimbombare come ghigni perfidi nell’ombra, abissali termini ontologici di risonanza heideggeriana via Eraclito, Parmenide, Nietzsche, Hölderlin.

Soprattutto trovo che sia urgente, a beneficio prioritario del consumatore finale, far luce una volta per sempre sulla linea di confine assai labile tra la manipolazione di un prodotto e la sua intrinseca trasfigurazione pubblicitaria. Mistificazioni perpetrate con subdola premeditazione dagli uffici marketing in combutta con il fior fiore degli studi d’azzeccagarbugli legali. Frode percepita e frode perpetrata. Messaggi promozionali fittizi, prodotti finiti e ingredienti finti che traboccano d’ambivalenza sia nella forma che nella sostanza.Unknown-4

Se provassimo a setacciare il mare radioattivo della Rete in cerca di perle, troppi sarebbero i gusci vuoti d’ostrica che dovremmo scartare, ritrovandoci alla fin fine con un pugno di merdose mosche morte in mano, altro che le perle!

Un messaggio pubblicitario ingannevole è l’anticamera della frode. Non se ne esce. La pubblicità, di qualunque prodotto, servizio o merce, contiene dentro di sé, in nuce, l’inganno – accattivante, fascinoso, conturbante, natalizio, geniale, piacione quanto volete – ma pur sempre inganno, ovvero raggiro terroristico – bieco terrorismo psicologico – al solo scopo menzognero di rivendere molto più e meglio quello stesso prodotto esclusivo, quel bene di consumo quotidiano, quel servizio particolare o quella merce a larga diffusione.fake

Se un’acqua commerciale è detta arbitrariamente della salute; se una poltiglia di simil-tonno da supermercato viene con mendacia spacciata per tonno pescato a canna; se il logo fintamente agreste di un mulino è stato costruito dai maghi della pubblicità al solo fine di nascondere fabbriconi d’additivi e subdoli conservanti alimentari; se basta una fighetta anemica con la cassetta carica d’uva fasulla in spalla ad intortare i consumatori creduloni che quello è un “vino genuino ben protetto e per tutti i giorni“… allora è palese che dall’espediente propagandistico alla truffa vera e propria il passo è molto più che breve ed è forse proprio questo quello che ci meritiamo tutti in termini evolutivi (involutivi?), visto che siamo tanti inadeguati allocchi, degli scimpanzé tormentati ma fin troppo permissivi con gli sciacallacci della propaganda a mano armata che ci perseguitano dalla culla alla fossa.federico-zeri-cose-un-falso-e-altre-conversazioni-sullarte-9788830432413-3-300x451

Il raffinatissimo storico dell’arte Federico Zeri affermava che per quanto un falsario sia talentuoso ad imitare nei minimi dettagli un’opera d’arte, non sarà mai in grado di falsificare lo stile. Stile che, aggiungerei, riguarda l’unicità irriproducibile, lo spessore spirituale, la voce interiore, la visione individuale, l’impronta inimitabile dell’artigiano e dell’artista, custodi di verità, profondità, bellezza.

Ecco, sembrerò il solito rompipalle disfattista da due soldi, ma viviamo probabilmente in un’epoca a cui non è rimasto neppure più una cazzo di briciola di stile. Perciò, eclissati per sempre lo stile, l’unicità, la visione, poco importa allora il riconoscere distinzione alcuna tra il falso e l’autentico. Appurato infine che ogni cosa vivente o inanimata, ogni genoma e persona è indifferentemente riproducibile in laboratorio, verifichiamo con dolore dunque sulla nostra stessa pelle, giorno per giorno, quanto cantava Gaber nelle parole composte assieme a Sandro Luporini, parole amare eppure profetiche: il tutto è falso, il falso è tutto.rocchetta-acqua-salute

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