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Béla Bartók

Mednyánszky/Kodály – La musica di tutti

13 Gennaio 2023
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Mednyánszky/Kodály – La musica di tutti
[Laszlo Mednyanszky, In the tavern, 1899]
[Laszlo Mednyanszky (1852-1919), In the tavern, 1899]
La musica è di tutti!
Zoltán Kodály (1882-1967) si laureò nel 1906 in lingua e letteratura ungherese e tedesca con una tesi sulla Struttura strofica della canzone popolare ungherese. Come compositore Kodály esordì con pezzi pianistici e, insieme con Bartók, con l’edizione di Venti canti popolari ungheresi (1906) per voce e pianoforte, armonizzati in un contesto non già tonale, ma pentatonico e modale.
Metodo Kodály per approfondimenti.
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La musica popolare, espressione spontanea dello spirito di un popolo e sintesi compiuta e perfetta di musica e parola, è chiamata da Zoltán Kodály madre lingua musicale, in quanto tale ha il valore di “nutrimento” iniziale nella vita musicale del bambino.
In Ungheria il canto popolare viene riscoperto nel suo valore e nella sua ricchezza grazie all’intensissima attività sul campo e all’analisi scientifica del materiale registrato o trascritto, ad opera di Kodály e Bartók.
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Kodály nel corso della sua ricerca, che copre tutto l’arco della sua stessa vita, registra quasi 5100 melodie e varianti melodiche in 235 villaggi della “grande Ungheria” (che si estende ben oltre i confini attuali e copre zone ora appartenenti alla Romania, alla Slovacchia, alla Repubblica Ceca, all’Ucraina, alla Serbia e alla Croazia). Grazie a questo immenso e appassionato lavoro nasce il Corpus Musicae Popularis Hungaricae pubblicato dall’Accademia d’Ungheria (8 volumi, 1951-73), l’edizione completa dei canti popolari ungheresi, che per la prima volta al mondo rappresenta una pubblicazione sistematica e scientifica dell’intera tradizione musicale di un popolo.
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De Kooning/Bartók – 1943

9 Gennaio 2023
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De Kooning/Bartók – 1943
[Willem de Kooning, “Woman,” 1943]
[Willem de Kooning, “Woman,” 1943]
Il concerto (1943) per orchestra di Béla Bartók per la Fondazione Musicale “Koussevitzky”, composto dal musicista ormai malato in America, è il suo testamento spirituale. Esuberanza politonale e poliritmica; magniloquenza orchestrale e timbrica accanto a sonorità al limite del silenzio traducono con efficacia e profondità la solitudine dell’uomo Bartók e con lui il disagio dell’era contemporanea.
Scritti sulla musica popolare