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Alessandro gualtieri

Dal profumo di Stercus alle puzze nel vino

12 Dicembre 2018
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Il buon naso è come l’oratore: si fa. Il buon orecchio è come il poeta: nasce.

Lorenzo Magalotti

orto parisi

Dal profumo di Stercus alle puzze nel vino

È un profumo esclusivo, si chiama Stercus. La puzza fragrante della vita! Chi o cosa stabilisce l’esclusività di un prodotto? Le leggi di mercato? Il suo prezzo? Lo slogan pubblicitario “esclusivo”, autoreferenziale (autocertificato) a chiacchiere ma tutto da dimostrare nei fatti?

<<Non esiste un odore buono o uno cattivo. Proprio come non esistono persone belle o brutte. È tutto soggettivo. Io vivo di odori che la gente pensa siano cattivi e li prendo, li giro, li faccio miei (…) Quello che importa è il contrasto, la bellezza sta nel mettere insieme il rifiuto con l’attraente.>>

48355051_1943330282448178_5115368872022638592_nIl profumiere è un Naso matto e anarchico, dalla macelleria dei genitori alla gavetta in Bayer, alla creazione indipendente di fragranze di lusso. Alessandro Gualtieri il suo nome. Stercus invece il nome di un suo profumo della linea Orto Parisi che comprende anche Seminalis o Boccanera, sostanze odorose dall’oscura connotazione erotica che sembrano stimolare l’attrazione fisica, la sensualità promiscua tra maschi e femminie. È solo marketing sensoriale o facile provocazione modaiola? È monetizzazione cosmetica à la page? È glamour di lusso a costi di nicchia? È merce fashion tra tante altre merci prive di sex appeal?

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In Orto Parisi il corpo è vissuto come un giardino

i cui odori sono il vero specchio della sua anima.

Con il suo Stercus dalle fragranze muschiate, Gualtieri apre però i nostri sensi, ci spalanca la mente indicandoci una possibile prospettiva alla sostanza odorosa di un mondo sempre più grigio, inodore, un mondo olfattivamente anonimo. Il punto di fuga nasale alla natura tanto corporea quanto metafisica dei profumi.

<<Le parti del corpo che hanno più odore sono quelle in cui viene raccolta più anima. I forti odori ci sono diventati sgradevoli, perché l’eccesso di anima è intollerabile nella misura in cui la nostra innata “animalità” viene repressa e spezzata dalla civiltà.>>

Così, con queste immagini tratte dal Manifesto di un profumiere geniale, vorrei poter suggerire con le stesse parole, la presenza sul mercato di determinati vini dagli odori più animaleschi definiti “intollerabili” da tanto accademismo trombone, da troppa enologia convenzionalotta ingessata che alla fin fine pur ammantandosi di scientificità e tecnologia a servizio dei produttori e dei consumatori, tuttavia si limita squallidamente ad operare come informatrice farmaceutica per le aziende agricole, sommergendo il comparto gastroeconomico di vini piatti, vini noiosi, vini tutti uguali a se stessi, vini “improfumati” d’aria fritta, vini pluripremiati ma vini senz’anima.

IMG_4098Alcune puzzette derivate dalla fermentazione spontanea dell’uva – che non implica per forza di cose ingenuità, paraculaggine o lassismo – possono essere travolgenti nel vino umano. Puzzette viscerali in quei vini genuini realizzati cioè con una profonda ma anche pratica visione d’insieme che parte dall’accuratezza artigiana dei lavori in vigna e arriva alla gestione tecnica ma non abusiva della cantina. Certe emanazioni olfattive sono umori carnali che contengono in sé – ed è proprio questo a renderli non replicabili quindi sublimi – un eccesso di “anima” sempre in lotta contro la “civiltà” omologante in cui annaspiamo che tende malevola all’addomesticazione dei nostri sensi liberi e libertari. Ma a questo punto, che cos’è l’anima? L’anima di un profumo, l’anima di un vino che non sia inevitabilmente venduta al diavolo delle mode, all’inferno del commercio dove un prodotto a smercio vale l’altro?

IMG_4099Dovrebbe apparire a tutti ovvio che non si ricrea l’anima di un profumo secondo un ricettario industriale prestabilito, così come non si ritroverà mai anima alcuna in vini seriali riprodotti a milioni di bottiglie in batteria che seguano alla lettera uno schematico quanto sterile protocollo enologico.

Proprio contro questa nostra fasulla civiltà alimentare del gusto artefatto che eccede con aromi di sintesi, abusa in additivi, strapazza in essenze dolcificate da edulcoranti di laboratorio, una fragranza quale Stercus più che imbottigliarla in una fiaschetta ci stimola febbrilmente a ricercarla questa sostanza immaginaria, questa quintessenza liquida, quest’anima sognante delle cose. Ci suggerisce insomma che può esserci, da qualche parte dentro o fuori di noi, un’anima eterea del mondo. Talvolta un’anima d’uva fermentata, addensata in una bottiglia di vino, liberatoria. L’anima distillata, l’anima vaporizzata di un profumo vibrante fatto di “puzze” umane e umori carnali. La puzza fragrante della vita vissuta al minimo dei condizionamenti e dei pregiudizi imposti dall’alto, nella piena consapevolezza dei nostri sensi spregiudicati, i nostri sensi sprigionati dal basso di quel fascio di neuroni elettrici che altro non siamo.

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