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Frutti Fermentati Scimmie Sbronze ed Evoluzione della Specie Ubriacona

26 Agosto 2016
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Monkey holding wine glass

Frutti Fermentati Scimmie Sbronze ed Evoluzione della Specie Ubriacona

Da Smithsonian.com traduco un articolo di scienze naturali, scherzoso nei toni ma ben documentato e stimolante nelle intenzioni. Volutamente di basso profilo: scanzonato e riflessivo a un tempo.

Il pezzo, a partire da alcuni esperimenti sui primati, argomenta la predisposizione umana ad ingerire e digerire alcolici che a quanto pare non è solo prerogativa nostra ma deriva da un millenario patrimonio genetico familiare anche ai lemuri e alle proscimmie da cui originiamo (altroché l’8 per 1000 alla chiesa!)

Anche se solo sfiorate in lontananza, un intreccio di questioni inesauribili di etologia, psicologia evolutiva e comportamento umano, scaturiscono da questa lettura disinvolta. La fermentazione degli zuccheri nei frutti maturi e il passaggio evolutivo dalla vita sugli alberi alla vita sulla terra. L’assorbimento dell’alcol da parte del nostro organismo. L’uso degli alcolici come veicolo di piacere e scioglimento dei freni inibitori o l’abuso funesto che ci rende dipendenti di una piaga sociale e ci fa vittime d’una droga devastante fino ad ucciderci. Insomma materiale di riflessione e d’approfondimento certo non ne manca.

ps. Andrebbero tradotti anche molti dei riferimenti a cui Jason Daley, l’articolista, rimanda nei link interni al suo brano. Intanto però ce li leggiamo in lingua originale.

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Una ricerca mostra come anche i primati preferiscano un po’ d’alcol nel loro nettare.

Due primati proscimmie, l’aye-aye (Daubentonia madagascariensis) e il lori lento (Nycticebus), mostrano una certa preferenza per l’acqua zuccherata con un contenuto superiore di alcol.

Sappiamo di molte specie animali e d’insetti che amano sbevazzare di tanto in tanto. Le farfalle si fanno un cicchetto invece YouTube è pieno di uccelli che si sciolgono un po’ dopo aver mangiato delle bacche fermentate poi appena sbronzi, farfugliano i loro canti. Una volta, in Svezia, anche un alce è stato preso ubriaco su un albero mentre tentava di rubare delle mele fermentate.nypl.digitalcollections.510d47e1-3447-a3d9-e040-e00a18064a99.001.w

Anche ai primati piace attaccarsi al succo della felicità. Uno studio del 2014 mostra che gli esseri umani e le grandi scimmie africane hanno sviluppato una mutazione genetica che permette loro di digerire l’alcol in modo più rapido. È una caratteristica che condividiamo con l’aye-aye, un tipo di lemure notturno che si trova solo in Madagascar e sembra Topolino stampato su un acido di LSD. In un recente studio, i ricercatori hanno provato a studiare se il lori lento, questo primate insolito e una delle proscimmie più curiose native dell’Asia Meridionale, in realtà vada di proposito alla ricerca dell’alcol o ci si imbatta casualmente.-1

Secondo un comunicato stampa, l’aye-aye utilizza principalmente le sue lunghe dita ossute per estrarre cibo dagli alberi. Ma nella stagione delle piogge, il primate recupera il 20 % delle sue calorie dai fiori della palma del viaggiatore (Ravenala madagascariensis), alcuni dei quali possono risultare fermentati. Secondo Conor Gearin del New Scientist, il lori lento trascorre gran parte del suo tempo a bere nettare dalla palma di Bertam, che molto spesso può essere fermentato.nypl.digitalcollections.510d47e1-3444-a3d9-e040-e00a18064a99.001.w

Per accertare questa predilezione degli animali per la roba forte, dei ricercatori del Dartmouth College hanno messo sotto osservazione per studiarli meglio: Morticia e Merlin due esemplari di aye-aye e Dharma, un lori lento. Una volta al giorno per 15 giorni, agli aye-aye è stato permesso l’accesso a dei recipienti contenenti una soluzione di saccarosio compreso tra lo 0 e lo 0,5 per cento di alcol, simile alla fermentazione naturale del nettare. Anche dell’acqua è stata offerta alle bestiole, a verifica dell’esperimento. Gli aye-aye, come risultata dalla ricerca, hanno preferito l’alcol, e infatti, maggiore risultava essere la concentrazione d’alcol, più ne erano attratti.the-drunken-monkey-by-robert-dudley

“Gli aye-aye usavano le zampette per sondare compulsivamente le coppe anche molto tempo dopo che il contenuto era stato svuotato, suggerendo l’idea che erano estremamente ansiosi di raccoglierne qualsiasi traccia residua”. Così Nathaniel Dominy, biologo evoluzionista a Dartmouth, autore dello studio che appare sulla rivista della Royal Society Open Science, come ci riporta Gearin.nypl.digitalcollections.510d47e1-111c-a3d9-e040-e00a18064a99.001.w

Dharma, il lento lori, è stato messo invece alla prova solo cinque volte, quindi c’erano meno informazioni per andar fuori strada, e dalla ricerca è risulato – facendo fede al comunicato stampa – che anche Dharma abbia notevolmente preferito le tazze con le concentrazioni più elevate di alcol. In entrambi i casi ad ogni modo, l’alcol non sembra avere avuto effetti negativi sugli animali o averli resi ubriachi.nypl.digitalcollections.783175d1-35d9-6fcd-e040-e00a180647b5.001.w

I risultati di questo studio si allineano alle idee anticipate dallo psicologo evoluzionista Robert Dudley nel suo libro del 2014, La Scimmia Ubriaca: Perché Beviamo e Facciamo Abuso di Alcol. Nel libro Dudley afferma che la predilezione per l’alcol è un adattamento evolutivo, sostenendo che l’odore della frutta in fase di fermentazione ha permesso ai primi antenati delle scimmie e agli esseri umani di trovare fonti di frutta nascoste sugli alberi. Gli enzimi che permettono alle scimmie e agli esseri umani di elaborare l’alcol in modo più efficiente si sono probabilmente evoluti quando i nostri antenati cominciarono a passare più tempo a terra, dove di frutta surmatura e fermentata se ne trovava con maggior prevalenza.

Anche se i ricercatori devono ancora affrontare gli enzimi degli aye-aye, il loro impulso a bere potrebbe comunque riflettere un percorso evolutivo simile.

(Jason Daley)

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Biblioteche di Babele Online

11 Gennaio 2016
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New york 1935

Navigando nel mio sito alla sezione intitolata “references” che elenca una vertiginosa ma mai abbastanza esaustiva lista dei link di riferimento – una categoria che generalmente raccoglie altri blog preferiti ed è perciò definita blogroll – potete trovare un rimando agli archivi digitalizzati e gratuitamente scaricabili delle migliaia di libri d’arte dal Metropolitan Museum di New York e dal Paul Getty Museum di Los Angeles.

nypl.digitalcollections.510d47dd-f25f-a3d9-e040-e00a18064a99.001.wA queste due favolose collezioni si aggiunge ora la monumentale opera di diffusione democratica del sapere da parte della biblioteca pubblica di New York – The NYPL Digital Collections – che ha messo online a disposizione del mondo intero quella che è una vera costellazione di documenti, libri, foto, immagini, raccolte private, articoli, carte topografiche, riviste, manifesti, progetti urbanistici, mappe, atlanti… che non basterebbero una decina di vite per spulciarseli tutti con la dovuta calma e il misurato piacere della lettura. Possiamo (anzi dobbiamo) criticare con lucidità e argomenti legittimi questo mondo ipervirtuale e massmediatico nel quale siamo quasi costretti a vivere e lavorare, violentati dal giorno alla mattina da false notizie, notifiche insulse, informazioni disinformate, continuamente in allerta su cosa scremare di valido setacciandolo da tonnellate d’impurità, separare senza sosta il falso dall’autentico, il soggettivo dall’oggettività, tentando di non cascare a nostra volta nell’infelice, frustrante ed infecondo gioco del rincorrersi a vuoto delle pseudoverità virali, delle mistificazioni, delle pressapochezze di massa e delle bufale inventate di sana pianta sempre da qualcun altro tanto per gioco che per interesse o per puro spirito di zizzania.  

Eppure una speranza ancora c’è, un modello politico valido per il mondo intero, un esempio di civiltà illuminata che pratichi il relativismo culturale, la tolleranza etnica, lo scambio di bellezza e conoscenze, l’abbraccio di intelletto e manualità attraverso la scrittura la lettura la ragionevolezza. Ecco, questa raccolta babelica di saperi collezionata dalla biblioteca nazionale di New York messa a disposizione libera dell’umanità digitale è il manifesto più attivo, concreto ed efficace della speranza di cui sopra a cui non possiamo dar fiducia se non partecipandone attivamente, concretamente ed efficacemente a nostra volta. Traduco di seguito la recensione a questo evento storico a cura di Erin Blakemore su  smithsonian.comnypl.digitalcollections.510d47e2-63a5-a3d9-e040-e00a18064a99.001.w

La New York Public Library ha messo a disposizione di tutti in rete oltre 180.000 documenti.

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Gratificazioni istantanee per menti curiose.
di Erin Blakemore (smithsonian.com)

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Ti piacciono le vecchie foto? E antichi testi religiosi? Eliotipie d’epoca che illustrano alghe o felci? Sei fortunato: non è più necessario spegnere il portatile e fare un viaggio per vederli da vicino. Martedì scorso la New York Public Library ha annunciato d’aver rilasciato più di 180.000 documenti ad alta risoluzione scaricabarili all’istante per chiunque sia curioso e abbia accesso a un computer.

I download sono tutti di dominio pubblico e coprono di tutto, dalla cultura popolare alla storia alla scienza, la musica. Come scrive Jennifer Schuessler per il New York Times, la notizia qui non è necessariamente il rilascio del materiale in sé, molti documenti erano già da tempo in rete.Turn of the century poster
“La differenza”, scrive la Schuessler, “è che ora i file sono di più alta qualità e definizione, disponibili per il download gratuito ed immediato.” La NYPL ha migliorato il suo motore di ricerca visivo e per contrastare gli hacker la biblioteca sta rendendo l’API (Application Programming Interface) accessibile a tutti per l’utilizzo di massa.
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Troverete un sacco di tesori all’interno della nuova raccolta: sfogliare le fotografie iconiche del sociologo Lewis Hine sui lavoratori infantili ai manifesti utilizzati durante la Guerra Civile Russa. Ancora più in basso, attraversate le porte della percezione di questo universo del sapere, si possono sfogliare le oltre 35.000 vedute stereoscopiche della collezione di Robert N. Dennis che combinano fotografie leggermente “compensate” tanto da aggiungere una profondità tridimensionale a immagini provenienti da diverse regioni degli Stati Uniti. Questa visualizzazione epica aiuta a rivitalizzare propositi e fascino della collezione.Lewis HineLa biblioteca ha anche creato un intero reparto – l’NYPL Labs – volto a studiare modi innovativi d’utilizzo delle sue enormi collezioni digitali. Dall’inserire una mappa storica bidimensionale di Fort Washington, Manhattan nel mondo tridimensionale del videogioco Minecraft per dar vita un nuovo gioco (Mansion Maniac) che consenta agli utenti d’esplorare esorbitanti planimetrie residenziali d’inizio secolo a New York, ci sono molti precisi modi per esplorare la collezione della biblioteca.

nypl.digitalcollections.510d47e1-dbc4-a3d9-e040-e00a18064a99.001.wQuesta mossa è parte di una tendenza assai più ampia seguita da molte biblioteche e musei che stanno rendendo le loro collezioni disponibili online. Dai documenti presidenziali alle collezioni di mappamondi o immagini del fotogiornalismo storico, c’è una corsa per digitalizzare qualsiasi cosa da rendere tutto di pubblico dominio e disponibile al maggior numero di persone possibile. Shana Kimball la direttrice dei programmi pubblici e le relazioni sociali della NYPL, riassume meglio sul blog della biblioteca: “Nessuna richiesta di permesso, nessun cerchio attraverso cui saltare; basta solo andare avanti e riutilizzare!”
Erin Blakemore
smithsonian.com
(7 Gennaio 2016)

Séguy E. A.
Séguy E. A.